Recensione di "Niente di Vero" di Veronica Raimo dalla penna del dott. Alberto Milesi
Non giudicare il libro dalla copertina
(o dal numero di pagine, o dall'editore, o dall'autore)
Titolo del libro: Niente di vero
Autrice: Veronica Raimo
Anno di pubblicazione: 2022
Editore: Einaudi Editore
Pagine: 176
Cosa leggiamo?
Il suggerimento di questo Lunedì Per Leggere non ha davvero bisogno di presentazioni. Se, infatti, siete entrati almeno una volta in libreria negli ultimi due mesi, sicuramente avrete notato negli scaffali delle novità best-sellers la faccia di una bambina che stringe forte gli occhi, al di sopra di una fascetta rossa che contiene gli elogi di ZeroCalcare all’autrice del romanzo. Inoltre, questo libro ha ricevuto una critica così positiva da essere finito nella famosa dozzina che raccoglie il possibile vincitore del Premio Strega nella sua edizione del 2022. Parliamo, infatti, di Niente di vero di Veronica Raimo, scrittrice di origine romana e berlinese di adozione.
Se non bastassero questi pochi e superficiali indizi per convincervi alla lettura, qui troverete la nostra personale motivazione per cui questa piccola brossura dovrebbe essere un must-read del vostro 2022.
Robert mi aveva fatto conoscere un sentimento morale molto yurok: la vergogna.
Non il senso di colpa, non c’era niente per cui doversi sentire in colpa;
solo la vergogna. Diventi rossa per la rabbia, ti ammutolisci e cerchi di fartene una ragione.
Devo in parte ringraziare Robert per il profondo rispetto
che nutro verso la vergogna come strumento sociale.
Ursula K. Le Guin, Indian Uncles
Se dall’esergo intuiamo su quale sfondo di sentimenti è dipinta l’intera narrazione (o l’intera vita) di Raimo, il lapidario incipit ci delinea immediatamente il protagonista del ritratto. Recita, infatti: “Quando in una famiglia nasce uno scrittore, quella famiglia è finita, si dice. In realtà la famiglia se la caverà alla grande, come è sempre stato dall’alba dei tempi, mentre sarà lo scrittore a fare una brutta fine nel tentativo disperato di uccidere madri, padri e fratelli, per poi ritrovarseli inesorabilmente vivi.”
In questo romanzo (se così può essere definito) il lettore è accompagnato dalla scrittura tagliente, irriverente e molto spesso lapidaria di Raimo, nella vita dell’autrice, percorrendo quelle che sono state per lei le tappe fondamentali della crescita. Se in un romanzo di formazione si cerca nell’evoluzione del protagonista l’ispirazione da una vita totalmente differente e lontana dalla propria, quello che ritroviamo in Niente di vero è, al contrario, un insieme di esperienze e pensieri che tutti almeno una volta nella vita abbiamo sperimentato o vissuto.
Attraverso un percorso disordinato, Raimo ci racconta i dettagli più intimi della sua vita, dagli innamoramenti adolescenziali, al proprio lavoro di scrittrice. Con estrema irriverenza l’autrice tocca un’infinità di tematiche, riuscendo al tempo stesso sia a comunicarne l’intensa portata emotiva, sia non rendendo la lettura troppo pesante. Nella quasi totalità della narrazione l’autrice ci racconta il rapporto con i propri genitori e con il fratello, politico e anch’egli scrittore. Tra le righe in cui Raimo racconta la propria famiglia è possibile scorgere con poca difficoltà anche il peso che negli anni il disagio psichico dei genitori ha avuto sulla sua vita. L’autrice, però, a differenza di altri scrittori, non si sofferma sulle patologie dei genitori in termini psichiatrici, riuscendo al contrario a raccontarlo attraverso il proprio semplice vissuto da figlia, come se semplicemente fosse stata la figlia di una coppia un po’ “particolare”.
Proprio questa facilità con cui Raimo affronta la narrazione di ogni esperienza personale, trasmette al lettore un messaggio grazie al quale si è condotti a ripensare ai propri vissuti in maniera meno giudicante, meno paurosa e vergognandoci molto meno.
E come se non bastasse la travolgente narrazione che prosegue in tutto il libro, piena di colpi di scena ed episodi esilaranti, in chiusura l’autrice ci sorprende ancora una volta. Raimo ci avvisa che tutto quello che abbiamo letto sono nient’altro che i suoi ricordi, la sua personalissima narrazione interna ed esterna di quello che ha vissuto, che potrebbe essere completamente diverso da quella appartenente agli altri componenti della sua famiglia o della sua vita.
Ci ricorda, infatti, che “La maggior parte dei ricordi ci abbandona senza che nemmeno ce ne accorgiamo; per quanto riguarda i restanti, siamo noi a rifilarli di nascosto, a spacciarli in giro, a promuoverli con zelo, venditori porta a porta, imbonitori in cerca di qualcuno da abbindolare che si abboni alla nostra storia. Scontata, a metà prezzo”.
Questo libro narra quindi “niente di vero”, una storia che non racconta una verità assoluta, ma un insieme di ricordi contaminati dal vissuto personale dell’autrice. Chiudendo il libro, mi è capitato di chiedermi se “Niente di vero” stesse addirittura a significare che tra le pagine non si trovi “nulla di Veronica”, e che tutta la storia sia inventata di sana pianta. Questa però, è la mia personale narrazione.
Tre parole che rimangono
Narrazione: ognuno ne ha una propria, personale, totalizzante e in alcuni casi distorta. Raimo questo lo ha bene in mente e costruisce l’intero racconto sulla propria narrazione degli eventi, sorprendendoci alla fine col dire che potrebbe essere stato tutto diverso nella realtà. Nonostante ciò, quella è la sua narrazione e come per tutti gli esseri umani, ciò deve essere rispettato.
Crescere: nel libro di Raimo è centrale il tema della crescita. Più volte, infatti, l’autrice racconta di episodi in cui ha vissuto un passaggio evolutivo, un rito, un momento che definisse un prima e un dopo in cui potersi riconoscere come più matura, come evoluta o in alcuni casi, come semplicemente diversa. Questo è, dopotutto, crescere.
Superare: parallelamente alla crescita l’autrice ci parla anche di come sia stato per lei “superare” alcune cose, non in termini semplicemente di crescita, ma proprio di elaborazione, di affrontare e in alcuni casi anche di non riuscire a farlo. Quello che ci arriva dritto in faccia è anche questo: non sempre è possibile superare le cose, e ci rimango dentro irrisolte, continuando in qualche modo a influenzare la nostra esistenza.
Non ci resta che...
un’incredibile prosa sulla vita, sulla famiglia e sulla sofferenza regalataci attraverso la personalissima narrazione che l’autrice ci affida della propria vita.