Oggi ci dedichiamo ad una figura professionale molto vicina allo psicologo, ma con una sua identità caratteristica: il mediatore, sia esso declinato al contesto familiare, scolastico o organizzativo.
La Mediazione è un percorso in cui un terzo imparziale è sollecitato dalle parti (siano esse genitori, insegnanti, dipendenti di un’organizzazione) perché li aiuti a gestire le difficoltà emotive ed organizzative peculiari della frattura del legame, di dinamiche relazionali conflittuali. La Mediazione si presenta quindi come uno spazio di incontro nel quale le persone hanno la possibilità di negoziare le questioni relative al motivo del conflitto, sia esso legato ad aspetti economici, relazionali, organizzativi.
L’aspetto principale che contraddistingue il mediatore è l’occuparsi del conflitto con competenze e tecniche specifiche: non si tratta quindi di aiutare persone con disagio psichico e neanche, in ambito familiare, di sostenere terapeuticamente la coppia in un momento di crisi. Il mediatore coglie nel conflitto un’opportunità di cambiamento, di trasformazione e aiuta le parti a dialogare, a riconoscersi e a giungere ad accordi nei quali la soluzione non è calata dall’alto, ma condivisa.
Come nel caso nella pratica psicologica, anche per l’ambito della mediazione è importante il setting: lo studio del mediatore è uno spazio neutrale dove le persone possono incontrare un terzo imparziale ed equidistante dalle parti.
Per approfondire l’argomento della mediazione, in Italia e in Europa, segnaliamo un interessante articolo di Isabella Buzzo.
Ecco inoltre un testo di riferimento per l’ambito della mediazione familiare: si tratta di del testo di Dino Mazzei, “La mediazione familiare. Il modello simbolico trigenerazionale”: buona lettura!