Recensione di "L'ombelico del sogno" di Vittorio Lingiardi dalla penna del dott. Alberto Milesi
Non giudicare il libro dalla copertina
(o dal numero di pagine, o dall'editore, o dall'autore)
Titolo del libro: L’ombelico del sogno
Autrice: Vittorio Lingiardi
Anno di pubblicazione: 2023
Editore: Einaudi Editore
Pagine: 184
Cosa leggiamo?
“Le città di notte contengono uomini che piangono
nel sonno, poi dicono niente. Non è niente. Solo
un sogno triste. O qualcosa del genere… Passa
rasente la nave del pianto, con i radar delle
lacrime e le sonde dei singhiozzi, e li scoprirai.
Le donne – e possono essere amanti, muse
macilente, pingui nutrici, ossessioni, divoratrici,
ex, nemesi – si svegliano, si girano verso questi
uomini e domandano, con femminile bisogno di
sapere: – Che cosa c’è?
E gli uomini dicono: – Niente. No, non è niente
davvero. Solo un sogno triste.
Solo un sogno triste. Ma certo. Solo un sogno
triste. O qualcosa del genere.”
Martin Amis, L’informazione.
Con una leggera inflessione sarcastica, Vittorio Lingiardi prende in prestito un breve passo di Amis per l’esergo del suo più recente saggio, che quasi sembra suggerire che il sogno è roba di poco conto, qualcosa a cui non dover prestare troppa attenzione (spoiler: non è così). O meglio, sono solo alcuni uomini a relegare il materiale onirico a uno scarto della mente dotato di poco significato.
Questa teoria che attribuisce al sogno la qualità di “rifiuto della mente” è una delle tante che viene menzionata all’interno del saggio “L’ombelico del sogno. Un viaggio onirico” di Vittorio Lingiardi. Non a caso questo breve libro viene pubblicato nella collana Le Vele di Einaudi (collana specializzata in brevi saggi riguardanti “le trasformazioni della cultura”), quasi a simbolizzare la traversata che l’autore affronta, solcando le misteriose acque dei sogni.
Un ulteriore esergo introduce ognuno dei tre capitoli del testo, che mi piace pensare che guardino secondo i tre assi temporali alle concettualizzazioni e alle teorie che maggiormente nella storia hanno caratterizzato la percezione che abbiamo dei sogni. Se, infatti, il primo capitolo tratta principalmente teorie più antiche di grandi filosofi e pensatori risalenti fino alla cultura della Grecia antica, nel secondo capitolo l’autore propone una breve ma densa panoramica delle teorie psicoanalitiche (teorizzate, sì, nel passato) che ancora oggi risultano di un’attualità disarmante e permettono ai clinici di co-costruire insieme ai pazienti una narrazione congiunta del sogno, del paziente e della relazione stessa. Infine, il terzo capitolo rimanda a una dimensione futura di ricerca, riguardo alle neuroscienze della vita onirica, area di indagine che molto ha offerto negli ultimi decenni, ma che ha ancora un bisogno vitale di conoscere ed esplorare queste terre ignote.
Accompagnato da una scrittura che alterna momenti di prosa sconfinante nella poesia, ad altri in cui sembra che Lingiardi stia chiacchierando amabilmente con il lettore, quest’ultimo è invitato a ripercorrere il viaggio che l’avventura onirica ha compiuto nel corso dei secoli. Dal dono divino che permette di predire il futuro, all’inversione di rotta che ci ha permesso di comprendere il nostro passato attraverso l’interpretazione del sogno, l’autore compone un testo che vuole racchiudere lo stato dell’arte del vastissimo tema della vita onirica.
Seduto su una poltrona del cinema il lettore assiste alla proiezione di un carosello di idee e pensieri circa il sognare, l’immaginare e dunque, il pensare stesso. Gli onnipresenti riferimenti cinematografici e artistici consentono ulteriormente al lettore di immedesimarsi visivamente in ciò che l’autore illustra col procedere della narrazione.
Il punto di approdo finale del testo, però, come ci si può aspettare, non è in un porto ben conosciuto e noto, ma è una boa in mezzo al mare, lasciandoci l’autore una serie di interrogativi a cui solo la curiosità degli esploratori potrà dare risposta. O forse no, lasciando quella conoscenza remota in un posto difficile da raggiungere alla coscienza: l’ombelico del sogno.
Tre parole che rimangono
Viaggio: obiettivo implicito ed esplicito dell’autore è quello di accompagnare il lettore attraverso un viaggio sia nel tempo che nello spazio della vita onirica. Idee e teorie provenienti da svariati luoghi ed epoche offrono la sensazione di essere a bordo di una barca che solca acque oscure e ignote.
Cinema: In alcuni momenti il lettore abbandona la nave per accomodarsi su una poltrona del cinema per poter osservare le immagini che l’autore richiama dalle rappresentazioni su pellicola del sogno. Che poi, distante non è, dalla sensazione che spesso ci invade durante i nostri stessi sogni.
Ombelico: Secondo un modo di dire, e anche una canzone di Jovanotti, sembrerebbe essere l’inizio di tutto, l’inizio del mondo, e anche probabilmente, l’inizio del sogno. Pensandoci poi, l’ombelico è proprio il punto da cui viene tagliato il cordone ombelicale, un taglio con la trasmissione di qualcosa dal passato, che rimane però in maniera permanente sul nostro corpo, racchiudendo tutto ciò che non può essere coscientemente conosciuto.
Non ci resta che...
Un breviario della vita onirica, da tenere sempre nella tasca della mente nell’incontro col paziente e con la nostra vita interiore.