Non giudicare il libro dalla copertina (o dal numero di pagine, o dall'editore, o dall'autore)
Titolo del libro: Storia vera e non vera di Chaim Birkner
Autore: Omer Meir Wellber
Anno di pubblicazione: 2021
Editore: Sellerio editore Palermo
Pagine: 248
Recensione a cura di: Silvia Valadè
Cosa leggiamo?
Sei la mia schiavitù sei la mia libertà sei la mia
carne che brucia
come la nuda carne delle notti d’estate
sei la mia patria
tu, coi riflessi verdi dei tuoi occhi
tu, alta e vittoriosa
sei la mia nostalgia di saperti inaccessibile nel momento stesso in cui ti afferro.
Nazim Hikmet
Questa storia comincia dalla sua fine e non terminerà nel senso definitivo di questo verbo.
L’immaginario dell’autore descrive uno stato d’Israele in un futuro (non così lontano) in preda ad un’estremizzazione violenta che porta il protagonista ad una migrazione inversa verso la patria natia.
Da Tel Aviv a Budapest.
Incontriamo l’antieroe protagonista di questa storia, alla fine della sua vita quando si ritrova sua malgrado ad essere l’uomo più vecchio d’Israele, forse ultimo sopravvissuto alla Shoah e di essa testimone.
Testimone strano e alquanto scomodo poiché lasciandosi trascinare dalla memoria ci accompagna in salti diacronici all’interno della sua storia, delle sue memorie, ma anche fantasie, sogni, pensieri e svenimenti.
Sì, svenimenti poiché in alcuni particolari passaggi autobiografici la mente di Chaim incespica, annaspa e poi arresta seguita inevitabilmente dal corpo pesante che rovina al suolo con grande disorientamento tra gli astanti e senza lasciare ricordo in lui.
Se il direttore d’orchestra lascia il podio inevitabilmente l’orchestra dopo qualche accordo in autonomia perderà il controllo dell’insieme frammentandosi.
Il testo non segue la linearità del tempo forse per certi versi noiosa ma quello delle associazioni della mente non sempre lucida del protagonista che in parte ricorda in parte ricostruisce e in altre forse interpreta i passaggi di una vita complessa in fuga dal nazifascismo appena adolescente e per il resto della sua vita in fuga dalla colpa di essere fuggito.
Questo non impedisce che Chaim ami beva mangi legga compia errori si scontri sia eroe ed antieroe di sé stesso e per altri.
Personaggio complesso e poco comune che rende onore al concetto di banalità del male della Arendt e che s’intreccia nella grande tradizione ebraica dell’antieroe alla Singer.
Il tutto scritto con armonico tocco in punta di piedi ma dove necessario o inaspettato con sfrenata passionalità.
Tre parole che rimangono
Menzogna: “Alterazione o falsificazione verbale della verità, perseguita con piena consapevolezza e determinazione” al suo opposto il termine Verità (in latino veritas, in greco ἀλήθεια) si indica il senso di accordo o di coerenza con un dato o una realtà oggettiva, o la proprietà di ciò che esiste in senso assoluto e non può essere falso. Chaim mente al bisogno perché necessario per aiutare il prossimo oppure solo perché ne è capace. Mente a tal punto e così bene che tra verità e menzogna all’alba dei suoi 108 anni solo lui è il portatore della chiave di lettura, una chiave però oramai davvero usurata.
Memoria: abituati come siamo a mandare in memoria informazioni di ogni tipo forse dimentichiamo di quanto complesso e sfaccettato sia questo fenomeno. Le diverse etichette che definiscono la funzione mnestica ci portano alla memoria esplicita, memoria dichiarativa, memoria implicita, memoria procedurale, memoria episodica, memoria semantica, memoria autobiografica, memoria di lavoro memoria dichiarativa, memoria espisodica, memoria semantica e prospettica. È davvero possibile pensare che la verità contenuta in tutte queste fattispecie sia una soltanto?
Ironia: l’umorismo è visto da Freud come un meccanismo di difesa maturo, proprio di un Io stabile, che serve a gestire le comuni richieste pulsionali, che permette l’adattamento e scongiura lo sviluppo di patologie. L’umorismo è il più eminente meccanismo di difesa e tra i più rappresentativi di una modalità molto ebraica di interagire con il piano di realtà.
Non ci resta che...
Affrontare questo testo svincolandoci da semplicistiche visioni bianco nero buoni o cattivi carnefici e vittime e abbracciando una complessità diversa che appesantisce e interroga ma ci eleva ad una visione più a d ampio respiro della verità storia della verità personale e di quella soggettiva. Alcune volte s’incontrano altre volte davvero non è possibile.